Budapest
La ricerca fotografica che Mario Vidor attua, durante la permanenza in alcune interessanti città/luogo della contemporaneità (Parigi, Venezia, Trieste, Malta, Roma, Milano… Budapest) sviluppa una visione dialettica che ha il merito di concentrarsi sui diversi aspetti della realtà, nelle sue molteplici significazioni non solo estetiche, ma anche e forse soprattutto umane e naturalistiche, personali e sociali, nel senso più ampio e antico dei termini.
La serie di scatti, selezionati per temi e luoghi, si colloca all’incrocio tra l’approccio concettuale/culturale e quello poetico-personale, nella misura in cui quest’ultimo mette in discussione le nozioni di identità, memoria, storia e temporalità dei luoghi, che Mario Vidor esplora e rappresenta.
Ogni opera fotografica permette all’artista di esprimere le differenti visioni dell’oggi, che costituiscono archivi reali o immaginari, in cui emergono momenti intensi, che sempre sorprendono sia che si tratti
di incontri con rare marginalità, solo apparentemente insignificanti (il banco di frutta al mercato, l’attesa del tram, la corsa e il riposo lungo le rive del fiume); sia che si tratti di letture rinnovate dei grandi monumenti e delle architetture più note ed imponenti (Il Parlamento, la grande Stazione ferroviaria, il Castello a Buda, il Ludwig Museo,..). Non è, infatti, l’autorità del documento – il suo carattere di testimonianza e la sua oggettività – a indirizzare l’obiettivo dell’artista, quanto, piuttosto, l’esigenza di proporre un indirizzo, di offrire nuovi spunti per pensare la realtà e l’arte, come pratiche del vivere.
Alessandra Santin